Come tanti passi, uno dopo l’altro, percorrono una via che si perde, profonda.
Da piccola stavo ben attenta a restare nelle mattonelle, a non calpestare i margini, i confini, col terrore di... non so bene di cosa, cosa mai mi sarebbe potuto succedere?
Così crescendo ho disimparato la regola, sfidato l’incerto e disobbedito al divieto.
L’ho fatto con le parole, scrivendole.
La voce restava muta e muta potevo sembrare, troppo abituata a compiacere e tacere, in superficie.
Dentro invece, un magma scomposto, fluido e fertile, creava parole su parole, aspettando il momento opportuno, aspettando la tempesta necessaria.
Ogni passo, ogni verso, uno scalino verso il profondo, attraverso fessure che a tratti rivelano bagliori.
E come bagliori limpidi, improvvisi, luminosissimi, ogni parola mi svela qualcosa di oscuro, di onirico, di intimo, sacro e inconfessabile, di nuovo.
Quasi fosse una maledizione, la poesia arriva, non mi resta che accettarla, non mi resta che arrendermi, grata.